La teoria della Gestalt è stata un movimento di innovazione teorica e una deviazione radicale dai modi consolidati di vedere e interpretare le questioni psicologiche dell’epoca. Con questa nuova visione si voleva affermare la supremazia della struttura globale sulle singole parti componenti. Secondo la Gestalt, il tutto è più della somma delle sue parti. Questa teoria ha influenzato molti campi della psicologia e della filosofia. Essa si basa sul concetto di isomorfismo, in quanto ha considerato una corrispondenza strutturale tra il mondo fenomenico e gli eventi cerebrali; sul  ruolo della struttura del campo nella percezione e nella memoria e sul’importanza dell’insight nella risoluzione dei problemi. La teoria ha studiato dei fenomeni psichici che ancora oggi sono considerati incontrovertibili  e ha visto una rinascita di popolarità negli ultimi anni.  Infine, la teoria della Gestalt è stata legata in modo molto specifico ai nomi di pochi uomini come Wertheimer, Köhler e Koffka.


Cenni storici

La teoria della Gestalt o teoria della forma (Gestalt = forma) ebbe il culmine di successo negli anni 20 e si diffuse velocemente nel mondo psicologico tedesco e in Italia dove ebbe un buono sviluppo con Musatti Metelli e Kanizsa.

La Gestalt nasce sotto la scuola di Berlino, dove fu pubblicata la rivista ufficiale “Ricerca Psicologica” nel 1921. L’impostazione teorica della Gestalt può essere fatta risalire al 1912, anno in cui Wertheimer pubblicò alcuni studi sperimentali sulla visione del movimento. Riguardo ai precursori della Gestalt, bisogna riconoscere a Stumpf l’aver anticipato numerosi concetti della psicologia della Gestalt all’interno della sua opera “Psicologia della musica”. L’atteggiamento olistico e anti-atomista, con la constatazione della prevalenza delle proprietà globali nella percezione della musica, influenzarono molto il pensiero di Wertheimer.

Negli ultimi anni la teoria della Gestalt sta godendo di una rinnovata popolarità. La nascita nel 1978 della GTA (società per la storia della Gestalt) testimonia questo fatto. Qui troviamo numerosi studiosi dei temi della Gestaltheorie e personaggi interessati alla Gestalt Therapy, ovvero alle terapie corporee che però sono estranee alla tradizione gestaltista.

Pensiero

Wertheimer pubblicò due articoli antropologici tra il 1910 e il 1912 che possono essere considerati gli atti di nascita della teoria gestaltista. Nel primo studio, l’autore analizzò la produzione musicale di tribù antiche; mentre nella seconda pubblicazione relativa alle abilità numeriche dei popoli antichi, si ritrovano le idee principali della Gestalt.

In quest’ultimo articolo, Wertheimer descriveva la percezione del movimento fenomenico o stroboscopico dato da un reale stimolo fisico luminoso in movimento nello spazio.

L’accensione delle singoli luci in succesione determina la percezione di un movimento.

Per esempio, due luci in posizioni diverse nello spazio che si accendono e si spengono alternativamente a una certa frequenza, creano l’illusione di uno stimolo luminoso che si sposta da un punto A a un punto B (come si può osservare guardando le luci degli alberi di Natale).Perciò la percezione non corrisponde direttamente alla realtà fisica.

Secondo l’autore, il percetto finale non è dato dalla somma dei singoli elementi sensoriali ma è qualcosa di diverso e di più rispetto ad essi; è una Gestalt. Questo movimento, realizzato mediante uno stroboscopio, era già noto agli psicologi e ai bambini, ma fu Wertheimer a intuirne il significato ai fini di una teoria.

Questo fenomeno metteva in discussione la teoria strutturalista, che sosteneva che il movimento fosse possibile solo con uno spostamento corrispondente nella retina. Tuttavia, nel movimento stroboscopico gli elementi sono statici e nonostante ciò viene percepito un movimento.

Musatti scriveva che non si trattava più di di partire dei singoli stimoli e dati sensoriali. Giacché questi presi singolarmente sono un astrazione e quindi una non entità. Si trattava, piuttosto, di partire da una concreta situazione percettiva globale per passare a un’analisi delle leggi della loro i struttura interna; questo procedimento è appunto da sopra a sotto (Top-Down).

Nel saggio del ’22 di Wertheimer si trovano i punti essenziali della teoria della forma: la critica all’ elementismo e all’associazionismo dell’800. Nel saggio si trovano anche nuove ipotesi:

  • il concetto di Gestalt come una totalità data immediatamente e non aggiunta alle parti componenti;
  • la necessità di un’impostazione dall’alto verso il basso e
  • l’estensione del principio di Gestalt a tutti processi psichici e cognitivi che comprendessero la percezione, la memoria, il pensiero, il sentimento e la volontà.

Le leggi di organizzazione delle forme percettive

Nel 1923 Wertheimer descrisse i fattori che presiedono l’organizzazione delle forme percettive. Le parti di un campo percettivo tendono a costituire delle gestalt che sono tanto più coerenti, solide, unite quanto più gli elementi sono:

  • vicini (legge della vicinanza),
  • simili (legge della somiglianza),
  • tendono a formare linee chiuse (legge della chiusura),
  • sono disposti lungo la stessa linea (legge della continuazione),
  • si muovono concordemente (legge del destino o moto comune).

A queste cinque leggi Wertheimer ne aggiunse altre due: la legge della pregnanza e la legge dell’esperienza passata. Per la legge della pregnanza o bontà di una forma i gestaltisti intendevano una serie di caratteristiche che rendevano questa forma armonica, simmetrica, semplice. Ad esempio, un cerchio è più pregnante di uno ovale, e un triangolo equilatero è più pregnante di uno isoscele. La legge della pregnanza afferma che le parti di un campo percettivo tendono a costituire delle Gestalt più pregnanti. Questa legge è stata successivamente ampliata alla memoria e, in particolare, alle modificazioni che subisce la traccia mnestica. Questa tende, con l’andar del tempo, a farsi sempre più regolare e a cancellare eventuali disarmonie.

Alcuni principi della Gestalt

Principio della chiusuraPrincipio della prossimità.
Legge della chiusura.Tendenza a percepire come uniti bordi che sono molto vicini tra loro Legge della vicinanza.Tendenza a percepire oggetti raggruppati come una singola unità percettiva.
Principio della similaritàPrincipio della buona continuità
Legge della somiglianza:Tendenza a percepire una forma quando più stimoli sono presentati contemporaneamente.Principio di buona continuità. Il contorno illusorio è definito dallo sfasamento delle linee di due reticoli.

Per quanto riguarda la legge dell’esperienza passata, i gestaltisti ammettevano che l’esperienza fosse in grado di influenzare i processi di base. Questi processi a loro volta portano alla strutturazione del campo fenomenico imponendo dei vincoli in grado di imporre certe organizzazioni a discapito di altre.

Isomorfismo

La teoria tradizionale della Gestalt affermava un isomorfismo tra mondo fenomenico e eventi cerebrali che però non si traduceva in un parallelismo tra mentale e fisico. Il punto chiave e che il mondo fenomenico non è il mondo della vita mentale ma ciò che alla vita mentale appare. La vita mentale, invece, corrisponde allo svolgersi di processi fisiologici, ed è a queste entità che la psicologia della Gestalt e ha dato il nome di isomorfismo.

Esistono due concezioni diverse di isomorfismo una enunciata da Kohler che è la più popolare e l’altra enunciata da Wertheimer.

Secondo Kohler, l’isomorfismo corrisponde a una identità strutturale tra eventi del campo fenomenico ed eventi del sistema nervoso centrale.

Per Wertheimer il mondo reale, al di là di quello fenomenico, non solo aveva una specifica esistenza ma anche una precisa logica interna, e le sue strutture potevano essere rappresentate matematicamente. Le attività cognitive del soggetto dovevano consistere nel cogliere questa presentazione. Per questo, il mondo fenomenico doveva essere strutturalmente identico e isomorfo al mondo reale. (è proprio qui che si osserva l’influenza esercitata da Spinoza).

Lo sforzo di Wertheimer è quindi quello di determinare i costrutti logico matematici applicabili al mondo fenomenico e le loro corrispondenze con il mondo degli stimoli e della realtà.

E’ interessante il saggio sul pensiero dei popoli primitivi in cui Wertheimer individuava una serie di rappresentazioni della realtà dotate di una struttura e di una loro logica che sono alla base del comportamento numerico.

Ad esempio, sapere che manca una persona, non richiede la conoscenza del numero delle persone presenti. Il gruppo, infatti, forma una struttura.L’assenza di una persona emerge in quanto disequilibria questa struttura. Nel campo fenomenico esiste quindi una rappresentazione di tale struttura che è isomorfa alla struttura del gruppo reale.

Il modello di campo

Questo modello fu approfondito da Kohler. Secondo lo studioso, il sistema percettivo è un sistema fisico che tende verso uno stato di equilibrio. Il sistema, inoltre, appare come un campo totale: ovvero, un insieme di forze interagenti in cui ogni oggetto che viene introdotto, modifica l’equilibrio delle forze presenti e agisce su un altro oggetto che è presente nel campo.

Questi effetti oltre a verificarsi nel mondo inorganico della fisica si hanno anche in quello organico della fisiologia e della psicologia. Per questo motivo la teoria della forma è stesso chiamata teoria del campo poiché tra il mondo fenomenico studiato dalla psicologia e il mondo psicologico studiato dalla fisiologia esiste un’ isoformismo dato dalla identità di legge di strutturazione che regolano entrambi i mondi.

Insight

Oltre agli studi sulla percezione ci furono altre aree di ricerca costituite dal pensiero e della memoria. Kohler condusse una serie di esperimenti sulla intelligenza dei primati (scimmie antropoidi). Gli scimpanzé dovevano trovare una soluzione (unire due canne e salire su delle casse) per raggiungere uno scopo (una banana). Kohler osservò che gli animali compievano una serie di prove ed errori, ma improvvisamente arrivavano alla soluzione attraverso un processo di pensiero denominato secondo il termine inglese insight (intuizione, visione). L’interpretazione fornita da Kohler si opponeva alla teoria della semplice associazione di esperienze precedenti. L’autore voleva mettere in evidenza che vi era stata una ristrutturazione di tutte le esperienze passate e delle condizioni presenti, che andava al di là della loro semplice somma e che consentiva una nuova visione del problema. Per questo motivo, insisteva molto sul concetto di struttura di campo. Secondo cui, grazie all’ insight, gli elementi sparsi nel campo visivo dell’animale assumono un significato diverso organizzandosi gli uni con gli altri in una nuova totalità.

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By altrimondi

S.Aboudan PhD in Psicofisiologia del sonno Università degli Studi di Firenze

One thought on “La teoria della Gestalt”

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