Sogni e memoria: cosa sappiamo e come possiamo ricordare meglio i nostri sogni? In questo testo troverai le risposte a queste domande e scoprirai le tecniche utilizzate nelle ricerche scientifiche per rievocare i sogni. Sognare è un’attività frequente e la differenza tra sognatori e non sognatori dipende dalla capacità di ricordare il sogno al risveglio. Esistono fattori che influenzano il ricordo del sogno, come le interferenze tra contenuti mentali diversi, gli stati di veglia e l’apprendimento stato-dipendente. Le ricerche dimostrano che i sogni sono consolidati a lungo termine durante il sonno e che possono essere rievocati con indizi specifici.


Sognare e ricordo: la frequenza e la qualità dell’attività onirica

sogno

Alfred Maury fu un pioniere della ricerca sui sogni nel XIX secolo. Studiò i propri sogni con il risveglio provocato e li interpretò come combinazioni di sensazioni e memorie. Per studiare i sogni, Maury usò il risveglio provocato: il ricercatore svegliava il soggetto a intervalli prestabiliti del sonno, per controllare il ricordo dell’attività onirica. Lo studioso voleva catturare il sogno appena nato; dopo una stimolazione esterna per svegliare il soggetto, la parte successiva dell’esperimento dipendeva dalla capacità soggettiva di raccontare e giudicare la propria attività onirica.

Nella vita quotidiana, sono rare le persone che dicono di sognare e ricordare il sogno ogni notte. Sognare sembra piuttosto un evento sporadico. Alcuni affermano addirittura di non sognare mai. Il problema come vedremo sembra essere legato ad una difficoltà di recupero dell’attività onirica al risveglio. Infatti, come è stato dimostrato con l’utilizzo della tecnica del probe; se al mattino ci svegliamo senza il ricordo di un sogno, non significa necessariamente che non abbiamo sognato.

A tale proposito Goodenough et al., (1959) hanno dimostrato che la suddivisione dei soggetti in sognatori e non sognatori andrebbe corretta nelle categorie di coloro che ricordano e coloro che non ricordano il sogno. Infatti, se i soggetti classificati come  non sognatori sono svegliati sistematicamente in sonno REM sono in grado di riferire almeno un sogno nel corso della notte.

La memoria del sogno: il ruolo del probe e del recupero guidato

La ricerca di laboratorio ha evidenziato che sogniamo praticamente tutte le notti, e lo facciamo per quasi tutta la notte. Allora perché non ricordiamo ogni giorno almeno due o tre sogni?

Secondo la teoria di Arousal- Retrieval (Koulack e Goodenough, 1976)  il sogno avrebbe scarse possibilità di essere trasferito dalla memoria a breve termine alla memoria a lungo termine durante il sonno. Infatti, secondo gli autori, se il sogno non è seguito da un certo periodo di attivazione fisiologica (veglia), non sarà consolidato e quindi non potrà essere ricordato (Koulack e Goodenough, 1976)

Tale ipotesi è stata invalidata da ricerche che hanno applicato la tecnica del “probe”. Sogni riferiti durante la notte ma dimenticati al mattino sono di nuovo rievocati se al soggetto viene somministrato un probe tratto dal resoconto notturno. Un probe è un indizio generalmente la prima parola del resoconto notturno, che viene fornita al soggetto al momento del risveglio mattutino quando non riesce a rievocare l’attività mentale riferita dopo i risvegli notturni.

Questo, inoltre dimostra (in contrasto con Koulack e Goodenough, 1976) che i contenuti dei sogni sono consolidati a lungo termine già durante il sonno.

Inoltre, i resoconti spontanei al mattino non sono completi (solo 1/3) di tutta l’attività mentale prodotta, perché altri elementi possono essere riferiti in seguito a una procedura di “recupero guidato” con domande specifiche. (Cipolli e Salzarulo, 1975).

Perché dimentichiamo il sogno? Le interferenze e l’apprendimento stato-dipendente

Una delle cause della difficoltà a ricordare i contenuti del sogno dopo il risveglio è la presenza di interferenze tra le diverse esperienze mentali che si svolgono nella stessa notte. Queste interferenze possono rendere confusi o sfumati i ricordi dei sogni.

Un’altra causa è l’interferenza degli stati di veglia, cioè delle attività che si fanno appena svegli. Ad esempio, se dopo il risveglio mattutino dobbiamo fare una telefonata al servizio meteorologico e annotare le previsioni, questo compito distraente ci fa dimenticare il sogno che abbiamo fatto. Inoltre, se ci svegliamo in modo brusco abbiamo più probabilità di ricordare il sogno che se ci svegliamo in modo graduale. Questo perché nel caso del risveglio progressivo i contenuti della veglia si sovrappongono a quelli del sogno e li cancellano.

Un’ultima causa è l’apprendimento stato-dipendente, cioè il fatto che le informazioni elaborate durante lo stato di sonno sono difficili da recuperare in uno stato diverso, cioè la veglia. Questo significa che il sogno è legato allo stato fisiologico in cui si è prodotto e che per ricordarlo bisognerebbe essere nello stesso stato. (Evans et al., 1969)

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By altrimondi

S.Aboudan PhD in Psicofisiologia del sonno Università degli Studi di Firenze

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