Empatia, Comportamento Aggressivo e Prosociale

Empatia, Comportamento Aggressivo e  Prosociale

Empatia e Comportamento Aggressivo

L’empatia e le condotte sociali sono state oggetto di studio da filosofi come Hume, Kant, Smith e Spencer. L’empatia, intesa come la capacità di comprendere e sentire i sentimenti altrui, è stata considerata fondamentale per regolare la convivenza umana. Si è ipotizzato che l’empatia possa limitare le condotte aggressive, poiché un individuo empatico può anticipare le conseguenze negative delle proprie azioni sugli altri.

Tuttavia, la relazione tra empatia e comportamento aggressivo non è sempre lineare. In alcuni studi, questa relazione è forte, mentre in altri è del tutto assente. Questa variabilità dipende dal tipo di approccio concettuale e metodologico utilizzato per misurare l’empatia e l’aggressività.

L’aggressività come fenomeno multidiimensionale:

L’aggressività, come l’empatia e le condotte prosociali, è un costrutto multidimensionale che dipende da una serie di fattori, tra cui il contesto sociale e familiare, le abilità socio-cognitive del soggetto, il suo stato emotivo e motivazionale, le sue capacità cognitive e i suoi sistemi di valori.

Esistono diverse tipologie di aggressività:

  • Aggressività di tipo diretto intenzionale: Comportamento aggressivo finalizzato a danneggiare o ferire intenzionalmente un’altra persona.
  • Aggressività strumentale: Comportamento aggressivo volto ad ottenere un oggetto o una particolare condizione.
  • Aggressività ludica: Comportamenti aggressivi che si verificano all’interno di un contesto ludico, con significati sia esplorativi che competitivi.
  • Aggressività di tipo reattivo: Comportamento aggressivo prodotto in risposta a precedenti aggressioni subite.

Il ruolo dell’empatia nella riduzione dell’aggressività:

L’empatia può giocare un ruolo importante nella riduzione dell’aggressività in due modi principali:

1. Componente cognitiva:

  • Role-taking: La capacità di mettersi nei panni degli altri, tipica dell’empatia cognitiva, può permettere all’aggressore di immedesimarsi nella vittima, comprendendo le sue ragioni e le sue emozioni. Questo può portare a una riconsiderazione del proprio comportamento aggressivo, riconoscendolo come non giustificato.

2. Componente affettiva:

  • Condivisione empatica della sofferenza: L’aggressore, attraverso l’empatia affettiva, può provare la sofferenza della vittima, generando in lui un senso di disagio e ansia. Questo disagio può motivare l’aggressore a ridurre o cessare il proprio comportamento aggressivo per alleviare la sofferenza della vittima.

Le modalità attraverso cui l’empatia può ridurre l’aggressività, come descritto in precedenza, non sono sempre univoche e presentano diverse eccezioni e limiti:

  • Rinforzo dell’aggressività: L’osservazione del dolore altrui non sempre porta a una diminuzione dell’aggressività. In particolare, quando l’aggressione è finalizzata a danneggiare intenzionalmente la vittima, il fallimento nel raggiungere l’obiettivo desiderato potrebbe paradossalmente rinforzare il comportamento aggressivo, spingendo l’individuo a reiterarlo con maggiore intensità.
  • Interpretazioni distorte: Le interpretazioni tipiche dei bambini aggressivi possono ostacolare l’effetto positivo dell’empatia. Essi tendono a leggere qualsiasi comportamento altrui in modo distorto, attribuendo intenzioni ostili anche ad azioni neutre. Questo può creare una spirale di aggressività reciproca, in cui il comportamento aggressivo del bambino provoca reazioni aggressive negli altri, confermando le sue aspettative distorte.

Ricerche empiriche e risultati contrastanti:

Le ricerche sull’associazione tra empatia e aggressività hanno prodotto risultati contrastanti, in parte dovuti alla diversità di strumenti e metodologie utilizzati.

  • Studi con resoconti verbali e valutazioni esterne: Quando l’empatia è misurata attraverso resoconti verbali e l’aggressività è valutata da genitori e insegnanti, la relazione tra le due variabili appare inconsistente.
  • Questionari autovalutativi: I questionari autovalutativi sull’empatia mostrano una correlazione negativa con l’aggressività, indipendentemente dall’età. Tuttavia, la validità di questi strumenti è spesso messa in discussione, potendo riflettere il desiderio di conformarsi alle norme sociali più che la reale capacità empatica.
  • Indici somatici e osservazione: L’analisi di indici somatici per valutare l’empatia e l’osservazione del comportamento aggressivo suggerisce una relazione negativa tra le due variabili, soprattutto quando l’aggressività è associata a espressioni facciali negative.
  • Disfunzioni socio-morali: Alcuni studi hanno indagato la relazione tra empatia e disfunzioni nel sistema socio-morale di individui con scarsa capacità empatica. I risultati indicano una forte correlazione inversa tra empatia e comportamenti antisociali.
  • Abuso e violenza: Anche in contesti di abuso o violenza fisica, l’empatia può essere compromessa. Genitori maltrattanti spesso mostrano un basso livello di empatia, che può a sua volta influenzare negativamente la risposta empatica dei figli.

Strumenti e sfide nella valutazione del legame tra empatia, aggressività e comportamento prosociale

Limiti dei resoconti verbali e dei Questionari autovalutativi:

L’utilizzo di resoconti verbali per misurare l’esperienza emotiva presenta diverse limitazioni che ne mettono in discussione l’affidabilità:

  • Desiderabilità sociale: I soggetti potrebbero tendere a fornire risposte conformi alle aspettative sociali, sovrastimando o sottostimando le proprie esperienze emotive reali.
  • Difficoltà di introspezione: Non tutti gli individui possiedono la stessa capacità di comprendere e verbalizzare le proprie emozioni, influenzando l’accuratezza dei resoconti.
  • Influenza del contesto: Il contesto in cui viene somministrato il resoconto verbale può influenzare le risposte del soggetto.

I questionari autovalutativi, pur presentando alcuni limiti, sembrano offrire risultati più consistenti nella valutazione dell’empatia. Tuttavia, è importante ricordare che: anche in questo caso le risposte potrebbero essere influenzate da bias cognitivi e desiderabilità sociale.

Sviluppo e variabilità della relazione tra empatia, comportamento prosociale e aggressività:

  • Nei bambini piccoli: La relazione tra empatia, comportamento prosociale e aggressività è spesso inesistente o molto debole. Questo potrebbe essere dovuto al fatto che:
    • Le capacità cognitive e affettive legate all’empatia e al comportamento prosociale sono ancora in fase di sviluppo.
    • I bambini piccoli tendono a basare le loro azioni su impulsi e motivazioni immediate, piuttosto che su considerazioni empatiche complesse.
  • Sviluppo con l’età: Con il progredire dell’età, l’integrazione tra le componenti cognitive e affettive dell’empatia diventa più solida, portando a una relazione più stabile e visibile tra empatia e comportamento prosociale.

Influenza del contesto e della dilazione temporale:

  • Contesti differenti: L’empatia è misurata spesso in contesti artificiali, mentre i comportamenti prosociali e aggressivi si verificano in situazioni reali e diverse. Questa discrepanza può influenzare la correlazione tra le variabili.
  • Dilazione temporale: Il comportamento prosociale o aggressivo potrebbe verificarsi in un momento successivo rispetto alla misurazione dell’empatia. Questa distanza temporale può ridurre la forza della relazione tra le due variabili.

Studiare l’empatia, aggressività e comportamento prosociale nello stesso contesto

Introduzione:

Le ricerche precedenti sulla relazione tra empatia, aggressività e comportamento prosociale presentavano alcune limitazioni metodologiche, come la misurazione delle variabili in contesti e tempi differenti. Per ovviare a questo problema, Tani, Lococo e Manna hanno condotto studi che hanno valutato le tre variabili contemporaneamente e nello stesso contesto.

Studio di Tani:

  • Metodo: Autovalutazione
  • Partecipanti: Bambini
  • Variabili:
    • Empatia: misurata con la scala “Cosa provi in indifferenti situazioni di Feshbach”
    • Aggressività: misurata con la scala AVF (Aggressività Fisica e Verbale)
    • Comportamento prosociale: misurato con la scala di comportamento prosociale (autovalutazione e eterovalutazione)
  • Risultati:
    • Relazioni significative tra empatia e condotte sociali
    • Nelle femmine: legame inverso significativo tra empatia e aggressività
    • Nei maschi: associazione tra empatia e aggressività non significativa

Studio di Lococo:

  • Metodo: Eterovalutazione (insegnanti e compagni)
  • Partecipanti: Bambini
  • Variabili:
    • Empatia: misurata con la scala “Cosa provi in indifferenti situazioni di Feshbach”
    • Aggressività: misurata con la scala AVF (Aggressività Fisica e Verbale)
    • Comportamento prosociale: misurato con la scala di comportamento prosociale (eterovalutazione)
  • Risultati:
    • Legami positivi tra empatia e comportamento prosociale (solo nelle femmine)
    • Relazione non significativa tra empatia e aggressività nei maschi

Discussione:

  • Entrambi gli studi evidenziano l’importanza di considerare il genere quando si esamina la relazione tra empatia, aggressività e comportamento prosociale.
  • Le differenze di genere potrebbero essere dovute a fattori biologici, sociali e culturali.
  • Sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere meglio queste differenze e sviluppare interventi più mirati ed efficaci.

Critiche

Controllo consapevole della risposta:

Una critica principale riguarda il fatto che gli strumenti utilizzati , come i questionari autovalutativi, potrebbero permettere ai soggetti di esercitare un elevato grado di controllo consapevole sulla propria risposta. In altre parole, i soggetti potrebbero essere motivati a fornire risposte conformi alle aspettative sociali o a come pensano di doversi comportare, piuttosto che riflettere le loro reali esperienze emotive e comportamenti.

Influenza delle aspettative di ruolo:

Un’altra critica riguarda il fatto che le valutazioni espresse dagli insegnanti e dagli alunni potrebbero essere influenzate dalle aspettative di ruolo e dagli stereotipi sociali. Ad esempio, gli insegnanti potrebbero avere aspettative diverse su come si comportano maschi e femmine, e questo potrebbe influenzare le loro valutazioni. Allo stesso modo, gli alunni potrebbero essere consapevoli di queste aspettative e cercare di conformarsi ad esse nelle loro risposte.

Fattori morali e stereotipi sociali:

La forte relazione tra empatia e comportamento prosociale osservata nel gruppo femminile potrebbe essere dovuta a fattori morali e stereotipi sociali che attribuiscono maggiore importanza all’accudimento e all’aiuto agli altri nelle donne. Questo stereotipo potrebbe portare le bambine a sentirsi maggiormente pressionate a conformarsi a questo modello di comportamento, influenzando le loro risposte e i loro comportamenti reali.

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Pubblicato da altrimondi

S.Aboudan PhD in Psicofisiologia del sonno Università degli Studi di Firenze

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