In questo articolo esploreremo l’importanza delle relazioni interpersonali e gli approcci educativi che possono potenziare l’empatia. Attraverso esempi concreti e programmi innovativi, scopriremo come genitori, insegnanti e altre figure di riferimento possono contribuire a coltivare questa preziosa abilità sociale.
Educare all’empatia
L’empatia e le condotte sociali si sviluppano e si stabilizzano durante il corso della crescita di un bambino. Questo avviene grazie alle esperienze vissute e alla maturazione del sistema cognitivo, che permette di comprendere il punto di vista degli altri e di affinare strategie per entrare in contatto con loro. Possiamo immaginare le relazioni interpersonali come una palestra dove si sviluppa la capacità di decentrarsi, si arricchisce l’esperienza personale e si sperimentano nuovi stati emotivi. Questo processo amplia la gamma di stimoli che possono evocare risposte empatiche.
Secondo Strayer, queste esperienze socio-emotive e la maggiore capacità riflessiva spiegano due fenomeni: primo, la capacità di condivisione empatica aumenta con l’età; secondo, i bambini che mantengono una minore distanza sociale con gli altri tendono ad essere più empatici rispetto a quelli che pongono una maggiore distanza. Gli studi indicano che una precondizione per l’empatia è la qualità delle prime cure ricevute dalla figura di attaccamento. I bambini con un forte senso di fiducia e sicurezza, derivato da un solido legame di attaccamento, sono meno preoccupati di soddisfare i propri bisogni e quindi più propensi a rispondere ai bisogni altrui.
Altri studi si sono concentrati sui modelli di modellamento e identificazione, mostrando che i genitori che incoraggiano i bambini ad esprimere i propri sentimenti senza vergogna, favoriscono una maggiore condivisione dei sentimenti altrui. Inoltre, è stato esaminato come certi stili educativi possano favorire o meno lo sviluppo dell’empatia. Ad esempio, un approccio educativo che invita i bambini a mettersi nei panni della vittima piuttosto che punirli, favorisce lo sviluppo empatico. Questo potrebbe spiegare perché le femmine risultano più empatiche, essendo spesso educate in un contesto di maggiore tolleranza.
Oltre ai genitori, altri modelli di riferimento come insegnanti, compagni di scuola o di gioco, e la televisione hanno un’influenza significativa sullo sviluppo socio-cognitivo dei bambini. Ricerche hanno mostrato che i bambini tendono a rispondere empaticamente agli stati emotivi percepiti come simili ai loro per sesso, razza e esperienze analoghe. Contesti educativi che incoraggiano i bambini a percepire gli altri come simili a sé possono promuovere favorevolmente lo sviluppo empatico.
Anche il clima del gruppo è importante. Studi in laboratorio e in contesti naturali hanno dimostrato che un clima competitivo riduce i comportamenti di condivisione. Lo sviluppo empatico è correlato ad un ambiente che soddisfi i bisogni dei bambini e scoraggi un elevato investimento su di sé, rendendo la condivisione con gli altri più saliente. Incoraggiando i bambini a identificare e a sperimentare una vasta gamma di sentimenti e offrendo numerose opportunità di interazione, si facilita lo sviluppo empatico.
In una società caratterizzata dall’indifferenza nelle grandi città e dalla tendenza a tenere i bambini lontani da esperienze di dolore o malattia, la televisione e altri media rappresentano ostacoli quotidiani allo sviluppo dell’empatia. Da queste considerazioni sono nati i primi programmi sperimentali per potenziare l’empatia nei bambini. Feshbach e collaboratori hanno elaborato il primo programma di educazione affettiva per le scuole elementari a rischio, chiamato “Learning to Care”. Questo programma si basa su esercizi ludici finalizzati a promuovere la capacità di riconoscere le emozioni, la prospettiva altrui (perspective-taking) e il gioco di ruolo (role-taking).
Gli effetti di un training
Un’indagine di Tani ha verificato se la stimolazione educativa svolta esternamente dai normali contesti relazionali (scuola, famiglia, ecc.) possa svolgere un ruolo positivo nella stimolazione empatica. La ricercatrice ha ipotizzato che attività finalizzate all’educazione affettiva potessero incrementare la capacità di condivisione empatica e di comprensione sociale tra i bambini. Sono stati raccolti due gruppi di bambini di 8 anni, uno sperimentale e uno di controllo. Il gruppo sperimentale era composto da bambini che aderivano per la prima volta a gruppi scout, mentre il gruppo di controllo era formato da bambini della stessa età estratti casualmente.
La scelta degli scout come gruppo sperimentale è stata motivata dal fatto che gli scout stessi mirano a potenziare la competenza sociale dei partecipanti. Inoltre, la struttura settimanale degli incontri scout garantiva la continuità necessaria per l’attivazione del programma di training.
Le attività di training, ispirate all'”Empathy Training Program” di Feshbach, miravano a:
- Discriminare e riconoscere le emozioni altrui
- Capacità di assumere il punto di vista dell’altro
- Sensibilità e risposta empatica
La raccolta dei dati è stata realizzata in due fasi: la prima nel periodo in cui i soggetti del gruppo sperimentale entravano a far parte degli scout; la seconda a sei mesi di distanza. Per misurare la capacità empatica è stata utilizzata la scala elaborata da Feshbach, mentre per rilevare l’attitudine a interagire in modo prosociale è stata utilizzata la scala di comportamento prosociale di Caprara.
Dall’analisi dei dati è emerso che le stimolazioni sociali ed educative possono incrementare significativamente la capacità dei bambini di condividere i sentimenti e le emozioni degli altri, anche quando questi sono diversi tra loro.