Empatia e Processi Affettivi

Empatia e Processi Affettivi

L’empatia è un costrutto complesso che coinvolge sia processi cognitivi che affettivi. Per comprendere appieno l’empatia, è necessario analizzare non solo i processi cognitivi che la rendono possibile, ma anche la complessità degli stati affettivi e dei vissuti della persona.

Secondo un approccio affettivo, l’empatia è un evento di partecipazione e condivisione del vissuto emotivo dell’altro, seppure in modo vicario. Diversi modelli teorici, come quelli di Hoffman, Feshbach e Strayer, hanno trattato l’empatia in una concezione evoluzionistica, sottolineando il ruolo fondamentale dei processi affettivi.

L’empatia richiede paradossalmente due capacità apparentemente contrarie: la differenziazione tra sé e l’altro e la fusione affettiva tra sé e l’altro. Secondo Reik, l’empatia comporta l’introiezione dell’altro con la conseguente risonanza tra i sentimenti dell’altra persona che sono stati interiorizzati e i propri. La forma più evoluta di empatia comporta un distanziamento dall’altro al fine di permettere una risposta che riflette la comprensione dell’altro.

Dalla prospettiva psicoanalitica, la proiezione consiste nell’attribuzione ad un’altra persona del proprio atteggiamento, pensieri e sentimenti, comportando una riduzione della differenziazione tra sé e l’altro. L’introiezione, invece, fa riferimento alla capacità umana di far propri ed incorporare sentimenti, atteggiamenti e pensieri altrui.

Empatia, Proiezione e Introiezione

L’empatia è un processo complesso che implica la capacità di riconoscere e comprendere le emozioni altrui, senza però confonderle con le proprie.

 Quando si è troppo propensi ad introiettare gli stati emotivi degli altri, può verificarsi il fenomeno del contagio emotivo, che porta le persone ad adottare meccanismi di difesa per evitare questa esposizione.

Tuttavia, negare completamente le emozioni osservate negli altri non è sempre possibile né auspicabile. Piuttosto, è importante sviluppare una maggiore differenziazione tra sé e l’altro, imparando a discriminare le espressioni facciali e i segnali emotivi altrui in modo accurato. Questo richiede un’apertura e una disponibilità ad accogliere l’altro, caratteristiche tipiche delle persone empatiche.

Le persone empatiche si distinguono da quelle non empatiche proprio per questa propensione ad aprirsi agli altri. Questa maggiore disponibilità si traduce in una maggiore accuratezza nel discriminare l’emozione altrui. Pertanto, la proiezione dei propri stati emotivi sugli altri durante l’introiezione può rappresentare un ostacolo alla condivisione empatica.

In sintesi, l’empatia è un processo delicato che richiede un equilibrio tra l’apertura all’altro e la capacità di mantenere una chiara distinzione tra sé e l’altro. Sviluppare queste abilità può aiutare a evitare il contagio emotivo e a stabilire relazioni empatiche più autentiche e soddisfacenti.

Per approfondire questo aspetto Bonino ha fatto una ricerca

Obiettivo della Ricerca:

  1. Verificare se gli individui meno empatici sono meno accurati nella valutazione degli stati emotivi altrui.
  2. Determinare se questi errori sono dovuti alla loro tendenza a proiettare i propri stati d’animo sugli altri.

Metodologia:

  • Campione: 48 soggetti, divisi in due gruppi: 24 individui con alta empatia e 24 con bassa empatia.
  • Procedura:
    • Ogni soggetto è stato intervistato per determinare il proprio stato d’animo (positivo, negativo o neutro).
    • Successivamente, è stata mostrata loro una diapositiva con un personaggio e gli è stato chiesto di identificare lo stato d’animo del personaggio.

Risultati:

  • Gli individui empatici hanno identificato correttamente l’emozione nel 96% dei casi.
  • Gli individui meno empatici hanno identificato correttamente l’emozione nel 65% dei casi.
  • I soggetti meno empatici con stato d’animo negativo avevano le maggiori difficoltà nel riconoscere gli stati d’animo altrui.
  • Questi soggetti, anche con stato d’animo positivo, incontravano comunque difficoltà maggiori rispetto agli empatici.
  • Attribuivano agli altri le proprie emozioni, valutando negativamente anche espressioni neutre o positive quando erano di umore negativo.
  • Anche gli empatici commettevano errori, ma principalmente con espressioni neutre quando il loro stato d’animo era positivo.

Empatia e Processi Difensivi

Empatia e processi difensivi sono concetti chiave nella situazione psicoterapeutica. Nel contesto del transfert, si osserva il riattivarsi di esperienze affettive precoci nel paziente, mentre il controtransfert comporta la riattivazione di esperienze affettive del terapeuta. L’empatia del terapeuta richiede la capacità di far emergere nel paziente le esperienze emotive conflittuali e la disponibilità a reiettare le proprie emozioni in sintonia con l’esperienza del paziente, evitando il Burnout

In una ricerca condotta da Silvia Bonino, sono stati identificati i meccanismi che attivano l’empatia e si è analizzato il ruolo dei meccanismi di difesa che entrano in gioco quando la condivisione emotiva viene percepita come pericolosa

La ricerca di Bonino, che ha coinvolto liceali tra i 18 e 19 anni, si è articolata in due fasi. Nella prima fase, i soggetti dovevano completare delle frasi al fine di individuare la fonte di maggiore coinvolgimento emotivo. Le risposte sono state valutate in base alle frequenze con cui i termini ricorrevano e alla loro intensità emotiva. Nella seconda fase, sulla base delle situazioni emotive individuate, sono state costruite tre storie per ciascun soggetto: una mirata e due di controllo, cioè che non erano emerse da nessuna risposta specifica.

Le risposte sono state catalogate in otto categorie:

  1. Contagio: il soggetto esprime un’emozione immediata e congruente, ad esempio mettendosi a piangere.
  2. Empatia basata sulla rappresentazione dell’evento: il soggetto partecipa al dolore dell’altro, sottolineando le caratteristiche della situazione e dell’evento.
  3. Empatia basata sulle rappresentazioni del vissuto: il soggetto partecipa allo stato emotivo dell’altro, descrivendo il proprio stato interiore.
  4. Risposte di aiuto: il soggetto mette in atto comportamenti d’aiuto.
  5. Risposte convenzionali: manca un coinvolgimento emotivo.
  6. Indifferenza.
  7. Aggressività.
  8. Fuga.

I risultati indicano che quando un evento richiama una propria esperienza personale, si è maggiormente propensi ad esserne catturati. Le reazioni possono variare dall’empatia all’indifferenza, all’aggressività o alla fuga, proprio perché il riattivarsi di situazioni emotivamente pericolose è vissuto come un pericolo

Empatia e Immagine di Sé

L’ipotesi che i soggetti con un concetto di sé più positivo siano più portati a condividere empaticamente gli stati emotivi altrui, mentre quelli con una percezione di sé come inadeguata siano più concentrati sui propri bisogni e meno inclini alla condivisione emotiva, è stata oggetto di studio.

Una ricerca condotta da Lo Coco ha esaminato la relazione tra empatia e concetto di sé, cercando di verificare se la percezione che un individuo ha di sé possa predire il livello di condivisione empatica. La ricerca ha coinvolto soggetti tra i nove e dieci anni. A ciascun soggetto è stata somministrata una scala per misurare l’empatia “cosa provo indifferenti situazioni” di Feshbach , nonché una scala per valutare il proprio concetto di sé.

I risultati ottenuti supportano solo parzialmente l’ipotesi di partenza. In generale, i soggetti empatici sono stati considerati capaci di stabilire relazioni, ma al contempo sono risultati insicuri e poco popolari. In particolare, nei maschi, l’empatia sembra coniugarsi con una percezione di isolamento, quasi come se i compagni valutassero l’atteggiamento empatico come poco consono. D’altra parte, nelle femmine empatiche, prevale la descrizione di sé come maggiormente ansiose ed emotivamente instabili. Sebbene si sentano in grado di andare incontro agli altri, questa propensione rischia di trasformarsi in una sorta di trappola psicologica, portandole ad essere ansiose e preoccupate nell’anticipare ciò che gli altri possono sentire.

Empatia e Disagio Psichico

L’empatia svolge un ruolo fondamentale nell’aumentare la prosocialità e ridurre l’aggressività.

Tuttavia, sembra che i bambini empatici non siano sempre popolari e possano essere inclini all’ansia e alla depressione.

La ricerca ha cercato di individuare gli aspetti sintomatologici coinvolti nelle situazioni di disagio psicologico.

La ricerca condotta da Tani ha esaminato la relazione tra capacità empatica e sintomi di disagio psicologico nei bambini. Vediamo i risultati in dettaglio:

  1. Metodologia dello Studio:
    • È stato somministrato l’Inventario di Personalità di Seattle SPI-R per rilevare i sintomi di disagio psicologico. Questo questionario valuta quattro dimensioni: ansietà, problemi di condotta, somatizzazione e depressione.
    • Inoltre, è stato utilizzato il test “Cosa Provo in Situazioni Diverse” per valutare la capacità empatica dei bambini.
  2. Risultati:
    • Le femmine dotate di capacità empatica sembrano esprimere il loro disagio internamente. Di conseguenza, si riscontra ansia, depressione e somatizzazione.
    • Nei maschi, invece, prevalgono i disturbi di esternalizzazione, che si manifestano a livello comportamentale.
  3. Modelli di Socializzazione:
    • L’autovalutazione delle femmine come più empatiche potrebbe riflettere l’adeguamento ai modelli sociali che promuovono la partecipazione emotiva.
    • Tuttavia, questa tendenza può diventare una sorta di trappola psicologica, portando a ansia e depressione.

Conclusione

L’empatia è un processo complesso che richiede la capacità di riconoscere e comprendere le emozioni altrui, senza però confonderle con le proprie. Si tratta di un fenomeno che coinvolge sia componenti affettivi che cognitivi ed è influenzato da una serie di fattori, tra cui:

  • Proiezione e introiezione: la tendenza ad attribuire agli altri i propri stati d’animo può ostacolare la condivisione empatica.
  • Meccanismi di difesa: la percezione di una situazione come emotivamente pericolosa può attivare meccanismi di difesa che inibiscono l’empatia.
  • Immagine di sé: un concetto di sé positivo può favorire l’empatia, mentre una percezione di sé come inadeguata può ostacolarla.
  • Genere: le ricerche suggeriscono che l’empatia può manifestarsi in modo differente nei maschi e nelle femmine.
  • Disagio psichico: l’empatia può essere associata a sintomi di ansia e depressione, soprattutto nelle femmine.
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Pubblicato da altrimondi

S.Aboudan PhD in Psicofisiologia del sonno Università degli Studi di Firenze

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