Nel cuore della notte, quando il silenzio avvolge le case e le luci si spengono, il sonno dei più piccoli diventa un teatro dove si intrecciano cultura, tradizioni e aspettative genitoriali. Il sonno, più di un semplice riposo, è un riflesso delle società in cui cresciamo. Nel 1995, Harkness e colleghi hannoindagato il ruolo dei fattori culturali e sociali nello sviluppo del sonno dei bambini, confrontando le abitudini di famiglie americane e olandesi, dimostrando che le diverse convinzioni sul sonno hanno un effetto sui bambini; con i piccoli olandesi che si addormentano prima e dormono più a lungo dei loro coetanei americani. E mentre il co-sleeping e la presenza genitoriale possono influenzare i risvegli notturni, l’autoregolazione del sonno emerge come una competenza fondamentale, forse appresa meglio nell’intimità di un sonno non interrotto.
Il ruolo dei fattori culturali e sociali nello sviluppo del sonno è significativo e può influenzare diversi aspetti del comportamento sonno-veglia.
Una ricerca condotta da Harkness et al. (1995) ha esaminato il sonno in due gruppi di bambini, uno americano (Cambridge) e l’altro olandese (Bloemenheim), evidenziando differenze nelle rappresentazioni culturali del sonno.
I genitori americani tendono a considerare il raggiungimento di un ritmo sonno-veglia regolare come un processo geneticamente predisposto e cruciale nello sviluppo. Il mancato consolidamento di questo ritmo può essere fonte di preoccupazione e gli adulti spesso adottano strategie specifiche per agevolarne il raggiungimento.
Al contrario, i genitori olandesi attribuiscono maggiore importanza al loro contributo nel favorire l’instaurarsi di un ritmo sonno-veglia regolare e ritengono che il fallimento in questo compito possa avere conseguenze negative nel futuro dei loro figli.
Queste diverse rappresentazioni dei genitori possono influenzare il sonno dei bambini. Ad esempio, i risultati della ricerca indicano che i bambini olandesi di 6 mesi si coricano prima di circa 1 ora e mezza e dormono circa 2 ore in più rispetto ai coetanei americani.
Un altro aspetto legato al contesto culturale è il co-sleeping, quando il bambino dorme nel letto insieme ai genitori. Questa pratica sembra aumentare il numero dei risvegli notturni e accorciare la durata complessiva del sonno (Lozoff et al., 1996). Questo potrebbe essere dovuto al fatto che la presenza dei genitori al momento del sonno impedisce al bambino di sviluppare strategie autonome per calmarsi e continuare a dormire (Adair et al., 1991). Tuttavia, è interessante notare che ignorare sistematicamente i segnali di risveglio del bambino sembra ridurre i risvegli notturni nel lungo termine.