I principali maestri che hanno inspirato S. Freud nella realizzazione del “Progetto di una psicologia”, opera inedita fino al 1950. Essa rappresenta il tentativo condotto, in modo autonomo, di definire in chiave neurofisiologica la spiegazione dei processi psichici. Tale modello sarà successivamente abbandonato in modo definitivo dopo l’autoanalisi.


Le prime influenze: la scuola di Vienna e le teorie di Brucke

Sigmund_Freud By Blanco from Mexico (Sigmund Freud  Uploaded by Viejo sabio) [CC-BY-2.0 (http://creativecommons.org/licenses/by/2.0)], via Wikimedia Commons

Il giovane Freud all’interno del suo Progetto di una psicologia (1895) cercò di unire la tradizione del pensiero fisico e neurofisiologico e la sua nuova interpretazione dello psichismo.

Freud, utilizza i concetti d’inconscio, rappresentazione e il concetto d’energia, che nascono nel periodo della scuola di Vienna. In questo periodo, la crisi del meccanicismo diede luogo a soluzioni scientifiche diverse che provocarono il tramonto dell’impostazione scientifica del tempo.

Inoltre, Freud essendo ebreo, ricorda l’atteggiamento ostile degli accademici nei suoi confronti. Tutto questo stabilì in lui l’esigenza di schierarsi tra l’opposizione, e in una sorta di revisione del pensiero scientifico dell’epoca.

Freud fu entusiasta della teoria darwiana e del pensiero di Goethe, pensieri che in parte sono riscontrabili nella teoria di Brucke che considerava l’organismo come parte dell’universo fisico. Per cui tutti gli organismi all’inizio appartengono ad un’unica famiglia. Da essa si sarebbero, successivamente, disposti in un’apparente varietà lungo un continuum, dalle piante agli animali superiori, uomo compreso.

Il risultato al quale giunse si collocava all’interno di una teoria tendente all’individuare l’unità evolutiva di tutti gli organismi che rifletteva quindi la teoria evolutiva di Darwin e quella di Brucke.

GOETHE

Goethe

Il pensiero di Goethe dei fenomeni naturali appariva sorretto dal concetto dinamico di forma riconducibile ad una legge universale della natura. La necessità secondo Goethe di risalire attraverso l’osservazione alla molteplice varietà delle forme viventi ad una forma originaria, fonte di ogni successiva trasformazione, ricompare in Freud in modo peculiare. Questa forma originaria per Freud assume il carattere di una posizione, di un modo di essere, che sta dietro ogni evento psichico.

BRUCKE

Ernst_willhelm_von_Brücke

La convinzione di Ernst Wilhelm Ritter von Brücke di spiegare i fenomeni, in termini meccanicisti non si era dissolta. Secondo lui gli organismi, infatti, differiscono dalle entità materiali in quanto sono in grado di assimilazione, ribadendo la necessità di applicare alla neurofisiologia i principi della fisica.

Accanto a questo pensiero egli richiamava la lezione darwiniana per cui l’apparente difformità degli organismi non deve trarre in inganno da un’unità biologica indifferenziata, rievocando così in parte anche il pensiero di Goethe.

La fisiologia fiscalista di Brucke era esente da ogni rimando esplicativo dei processi a forze vitali, appartenente perciò a una concezione anti vitalista.

Quindi è proprio contro Muller, loro maestro, che gli esponenti della scuola di Vienna appuntano le loro proprie critiche. Il concetto di forza vitale si sostituì a quello di energia, misurabile con metodi scientifici (Helmholtz nello stesso periodo procedeva a misurare la velocità dell’impulso nervoso).

Quindi in generale si può affermare che il pensiero predominante nella scuola di Vienna ai tempi di Freud si basava su una spiegazione meccanico associazionista. Brucke, Meynert, Exner e Breuer continuavano a professare il loro materialismo.

La concezione di Brucke si fondava sulla concezione meccanicistica ed energetistica. Egli nelle sue trattazioni fisiologiche faceva riferimento all’arco riflesso, ovvero ad un eccitamento condotto dalla periferia (superficie esterno o interna dell’organismo in cui terminano i nervi) al centro (midollo spinale, allungato, tronco encefalico).

Inoltre, distinse i movimenti riflessi da quelli volontari. Quest’ultimi si differenziano dai primi, in quanto, nei movimenti volontari la conduzione passa attraverso la corteccia cerebrale.

Per Brucke, le stimolazioni possono essere interne o esterne, originando in Freud il concetto di pulsione. La stimolazione esterna agisce in unico impatto, mentre quella interna (pulsione) di origine istintuale agisce in modo continuo. In contrasto con i suoi maestri Freud non concepirà una localizzazione della pulsione, e delle teorie locali in generale, rifiutando la concezione relativa ad una connessione tra struttura e funzione.

Un’altra differenza con Burcke è che nel progetto Freud concepirà eccitamento (in conseguenza di una stimolazione esterna) e pulsione come fenomeni diversi. Questo perchè con Burcke e Meynert si ha una riduzione di tutti i processi nervosi ai riflessi. In tal senso anche le attività mentali rientrano in questo tipo di spiegazione.

MEYNERT

Con questo autore il giovane Freud ebbe l’opportunità di approfondire la teoria associazionista di Herbart e gli studi di Fechner.

Theodor_Meynert via Wikimedia Commons

La teoria di Meynert riguardante la meccanica del cervello, è influenzata dalla psicologia associazionista di Herbart.

L’attività psichica (anima) è un reale o un ente semplice, i cui innumerevoli atti di autoconservazione sono provocati dal contatto con altri reali. L’incontro con gli altri origina le rappresentazioni che sono così gli effetti del contatto con il mondo esterno. Alcune di queste rappresentazioni si rafforzano altre si contrastano tra loro.

La coscienza è vista come un campo psichico delimitato che non può comprendere tutto il complesso delle rappresentazioni. Le rappresentazioni più deboli sono quindi spinte da quelle più forte sotto la soglia della coscienza. Però rimangono attive e tendono a riemergere quando nell’esperienza dell’individuo s’instaura una nuova rappresentazione ad essa associabile. Questo gioco delle rappresentazioni può essere esteso ad altri fenomeni quali gli affetti, i desideri e la volontà.

L’intelletto e l’intelligenza, invece, si formano sulla base di una ordinata combinazione associativa delle masse rappresentative.

I concetti che si riscontrano in Freud, sono che una rappresentazione può sparire sotto la soglia della coscienza pur rimanendo attiva. Se è evocata da particolari circostanze può riapparire.

Nel gioco rappresentativo, che si basa su di un reale e presente, nasce la consapevolezza della presenza dell’altro. Freud amplierà questo concetto affermando che il contatto con l’altro è fonte di gratificazione e dispiacere. Per Herbart il desiderio nasce quando una certa rappresentazione emerge, ma in questo processo incontra nella coscienza un’altra rappresentazione ad essa opposta. In questa opposizione si trova la fonte del sentimento di desiderio, inoltre questo processo si verificherebbe in ogni tipo di esperienza. Questo aspetto irriducibile di conflittualità sarà pienamente ripreso da Freud.

Il richiamo di Herbart in Maynert è legato al tentativo di trasporre l’associazionismo herbartiano in campo neurofisiologico, nella distinzione tra il contenuto delle rappresentazioni e le loro rispettive forze. E’ questo punto che interessò Maynert, ovvero, specificare il termine forza in processi di eccitamento, e quindi di energia, cercando di ricollegare l’indirizzo fisiologico con il pensiero herbertiano.

Il cervello secondo Meynert funziona ritrasmettendo l’eccitamento, che riceve dalla periferia, nuovamente alla periferia (risposta) per mezzo dei fasci associativi che medierebbero i vari processi cognitivi. Il suo pensiero è associazionista, infatti, come egli scrisse:

Immaginiamo che la corteccia sia una tabula rasa. Presentandole un fenomeno ad es. un agnello che emette un belato, la visione dell’agnello stimolerà la corteccia visiva e il belato quella uditiva. Quando l’agnello scompare i due tipi d’immagini tenderanno a scomparire. Se dopo un certo tempo presenteremo il solo belato, allora si riprodurrà non solo l’immagine uditiva dell’agnello, bensì anche quella visiva

Nella corteccia quindi si stabilisce una associazione. L’evento sonoro si associa con quello uditivo. Questa associazione si forma grazie ai fasci arciformi che uniscono l’area visiva con quella uditiva. Meynert risolverà il problema dell’identità di percezione allo stesso modo, ovvero, ipotizzando una connessione tra l’area visiva e quella della memoria.

Lo stabilirsi di una rete associativa costituisce sia per Meynert che per Freud, la condizione necessaria affinchè ogni atto percettivo che si presenta sia influenzato dalle cosiddette impressioni collaterali, o sensazioni secondarie. Queste sono presenti contemporaneamente all’impressione principale riprodotta. Ne consegue che nel complesso dei gruppi associativi, ogni immagine mnestica forma un gruppo di sensazioni che si sono risvegliate.

Per quanto riguarda  lo sviluppo della personalità, essa nasce dalle sensazioni, spesso contemporanee, che provengono dal proprio corpo: ad es. pressione del proprio dito sul proprio corpo, si formeranno due rappresentazione, il sentire ed il toccare. Queste sensazioni, formeranno grazie alle corrispondenti associazioni al livello corticale dei legami che saranno inscindibili e che formano una prima individualità e successivamente formeranno l’Io primario.

Questo stesso principio associazionista servirà a Freud per formulare i concetti di esperienza di soddisfacimento e soddisfacimento allucinatorio. Così scrive Meynert:

La prima volta che il neonato sentirà l’impulso della fame, egli non avrà a disposizione nessuna rappresentazione di come placare quel dolore, fino a che non gli verrà messo in bocca il capezzolo, che susciterà il meccanismo riflesso della suzione. Solo ora il bambino avrà acquisito che la sensazione di sazietà è connessa con l’atto di suzione, formandosi un’associazione tra le due immagini (fame, seno materno)”.

Per Maynert però il sistema nervoso trasmette un unico tipo di eccitazione. Inoltre, il fatto che sia piacevole o spiacevole dipende dal tipo di rappresentazione a cui è connessa. E’ assente il termine trieb utilizzato da Freud, ovvero la distinzione tra istinto e pulsione.

Questo aspetto sembra richiamare in Freud il concetto di esperienza di soddisfacimento; che è il processo attraverso il quale il bambino apprende a collegare le sensazioni piacevoli con gli oggetti o le azioni che le provocano.  Le fibre associative mettono in associazione l’eccitazione con la sensazione di dolore, provocando la rappresentazione dell’agente esterno che rende possibile l’arresto del processo di eccitamento (oggetto specifico). Si ha la rappresentazione a livello corticale dei movimenti primi, mediati dalle vie sub-corticali, e quindi la rappresentazione corticale della fine del processo di eccitamento. Secondo Freud, a causa della formazione di tali associazioni, occorre usufruire di un meccanismo particolare che faccia riferimento a questa organizzazione particolare delle energie psichiche, che permette di inibirle, liberarle all’interno della rete di facilitazione, in modo da disinvestire dalle cariche quei neuroni o rappresentazioni che sono alla base di esperienze negative ed investire altri collegati invece ad esperienze piacevoli. Questo meccanismo fa in modo che le tracce nervose o mentali che rappresentano le esperienze negative perdano la loro forza emotiva e che altre tracce nervose o mentali che rappresentano le esperienze positive la guadagnino.

Nel suo Progetto di una psicologia, Freud spiega che il principio del piacere richiede di eliminare le immagini mentali che provocano dolore o disagio. Questo si ottiene con una difesa primaria chiamata rimozione, che consiste nel bloccare o togliere le energie psichiche dalle immagini mentali negative. Questa funzione è svolta dall’Io, che è la parte della mente che si occupa di percepire, ricordare e adattarsi alla realtà. L’io può impedire lo spostamento di determinate cariche verso parte della rete di facilitazione o addirittura privare questa parte d’investimento di cariche (rimozione). L’io perciò si serve della percezione, memoria e di tutti i processi che avvengono nei sistemi neurali, in relazione ai bisogni dell’organismo. L’Io si forma con dei processi secondari, che sono più razionali e logici dei processi primari, che sono invece più irrazionali e fantasiosi. I processi secondari permettono all’Io di controllare le richieste dei processi primari, che non tengono conto della situazione in cui l’individuo si trova. Freud riprende l’idea dei processi primari e secondari da Meynert, che sosteneva che sull’Io primario si innestava un Io secondario con funzione di controllo. Questo controllo si instaurava tramite delle associazioni mentali secondarie più stabili e fisse.

La differenza, tra Meynert e Freud, nel concepire il rapporto tra processi primari e secondari risiede nel concetto relativo alla natura e alle funzioni dell’Io. Per il primo i fenomeni patologici emergono a causa di una disgregarsi dell’Io secondario il quale perde il proprio carattere attivo. Per Freud il fatto che s’instauri una nevrosi, invece, non dipende da un indebolimento dell’Io ma piuttosto da un rafforzamento delle difese nei confronti delle richieste pulsionali.

EXNER

Siegmund_Exner

Il progetto freudiano è basato su due concetti chiave: il neurone e il concetto di energia. Freud riprese per il concetto di energia dalle trattazioni di Reymond e Meynert, e per il concetto di neurone ebbe come riferimento i lavori di Sigmund Exner.

Ricollegandosi agli studi sul neurone, Exner aveva un’idea diversa da Burcke su come gli stimoli si sommassero nel sisitema nervoso. Exnerpensava che la sommazione avvenisse nei punti di contatto tra i neuroni, chiamati sinapsi. Exner credeva che l’eccitazione passasse da un neurone all’altro solo quando la carica energetica superava la resistenza offerta dalle sinapsi. Questo significa che c’era un livello minimo di carica energetica necessario per attivare i neuroni. Questo livello minimo si chiama soglia.

Inoltre, Exner ipotizzava un collegamento plurimo di ciascun neurone con altri neuroni. Durante lo sviluppo questi punti di contatto possono modificarsi sicché attraverso essi possono passare eccitamenti che prima non potevano passare.

Questo concetto e relazione tra la teoria del neurone e la sommazione di eccitamento fornì un modello valido per Freud. Il concetto di facilitazione, la presenza ad ogni neurone di più vie di collegamento, etc., furono tutti ripresi da Exner.

La funzione primaria si svolge nel senso che il neurone ricevuta la corrente nervosa dai dendriti tende a scaricarla attraverso l’assone; ma la presenza di resistenze che si oppongono alla scarica (le sinapsi) rendono possibili gli accumuli di energia e quindi lo stabilirsi del processo secondario (visto come un’accumulo di energie). Freud pensava che il neurone avesse più punti di contatto con altri neuroni, chiamati sinapsi. Questo permetteva al neurone di legare e liberare l’energia in modo diverso e di scegliere la via della scarica, cioè il percorso che l’energia seguiva per uscire dal neurone. Questa scelta dipendeva dal motivo, cioè dalla ragione o dal bisogno che provocava la scarica.

Exner introduce un’idea nuova sui rapporti tra i processi che avvengono nella corteccia cerebrale e quelli che avvengono nelle parti più profonde del cervello Egli ammette la presenza una volta che si sono stabilite delle rappresentazioni, di una serie di rapporti tra centri corticali e subcorticali. Exner individua un particolare centro subcorticale che si occupa dell’emozione. Da questo centro derivano i sentimenti, che si formano tramite le connessioni con la corteccia. Queste connessioni possono cambiare molto da persona a persona e quindi non sono ereditate. Questi centri sarebbero quelli che mediano le associazioni di dolore con le varie rappresentazioni mentali esterne (per esempio, il nervo che porta l’informazione di una ferita sulla pelle a questo centro) o interne (per esempio, il dolore che non ha una causa precisa e che secondo Freud sono l’origine dell’angoscia).

Per Exner queste associazioni tra rappresentazione ed investimenti provenienti dai centri del dolore o del piacere si stabiliscono in età precoce. Inoltre, il rapporto tra rappresentazioni corticali e l’attività del centro emozionale può influenzare l’attività sessuale. Per questo in base alle associazioni delle rappresentazioni con il centro emozionale si possono originare diversi significati con i vari oggetti. Con questo meccanismo si può anche cercare di dare una spiegazione dell’instaurarsi della vita sessuale normale e quella omosessuale. Infatti, può accadere che si stabiliscano associazioni non normali con il centro e con la rappresentazione di un uomo.

BREUER

Egli rappresenta la cerniera tra la scuola di Vienna e il sistema psicoanalitico, con lui Freud ebbe ottimi rapporti.  I  due studiosi si divisero quando la teoria psicanalitica di Freud cominciò a rendersi più autonoma.

Jozef_Breuer,_1877 [Public domain], via Wikimedia Commons

  Joseph Breuer approfondì lo studio dello stato di veglia e del sonno. Secondo lui il risveglio è dovuto dallo sviluppo nel sonno di una energia che giunta ad una determinata soglia di sommazione origina il cosiddetto risveglio spontaneo. Per Breuer, infatti, nello stato di quiete, gli elementi cerebrali se inutilizzati accumulano una certa quantità di energia, che se non è utilizzata può originare una sgradevole sensazione, in quanto non è impiegata. Per la prima volta si riscontra il fatto che nell’organismo sussiste la tendenza a mantenere costante l’eccitamento intracerebrale. Un accumulo di queste cariche energetiche quindi possono causare stati di agitazione fino a giungere ad un vero corto circuito che sarebbe la genesi dell’Isteria. Il concetto che gli elementi cerebrali interamente rigenerati liberano anche nella quiete una certa quantità di energia che se non utilizzata libera l’eccitamento intracerebrale (alla base del bisogno) pone la premessa di quello che sarà il concetto di pulsione in Freud.

E’ risaputo che Breuer non seguì Freud nel cammino della psicoanalisi. Lo stesso fenomeno dell’isteria apparteneva in fondo per Breuer al mondo dell’organico, sembra che a questo proposito tra Breuer e Freud ci fosse una reciproca tolleranza. C’è un punto però in cui Breuer da un aiuto a Freud, quello concernente il problema della sessualità. Exner non aveva accennato ad una differenza sostanziale tra gli istinti, trattando l’istinto sessuale allo stesso modo degli altri istinti. Secondo Breuer la sessualità inizia nella pubertà, nella successiva evoluzione si forma un legame stabile tra questo eccitamento endogeno e la percezione o rappresentazione dell’altro sesso, dato dal fenomeno dell’innamoramento. Però il problema è che questa pulsione sessuale è una fonte potente di eccitamento a lunga durata, e questa eccitazione non è distribuita in modo uniforme nel sistema nervoso. Nei suoi gradi più alti risulta perturbato il processo rappresentavo, infatti, durante l’orgasmo il pensiero si spegne quasi completamente. Breur in questo modo accostava i comportamenti normali e quelli patologici, per lui, infatti, sia la nevrosi che l’innamoramento derivano ad esempio da uno squilibrio nella distribuzione dell’eccitamento. Questo concetto è ripreso da Freud, ma la nevrosi non è visto come un accostamento ma bensì come un processo eziologico facendo riferimento all’appagamento del desiderio.

BRENTANO

Brentano

Nel periodo in cui Freud era studente di medicina, dati i suoi interessi sulla neurofisiologia,  frequentò  le lezioni di Franz Brentano. Questi corsi erano centrati sulla logica, la filosofia di Aristotele, mentre s’ignora quali fossero i contenuti di queste lezioni.

Brentano comunque durante il periodo viennese portò avanti nell’ambito del suo insegnamento una battaglia contro le spiegazioni fisiologiche dei processi psichici, sostenendo una netta distinzione tra questi due processi.

L’atto psichico secondo Brentano ha un carattere d’intenzionalità in quanto conserva un riferimento con un oggetto immanente. La natura dell’atto intenzionale secondo Brentano nella sua relazione con l’oggetto viene a costituire tre classi fondamentali; la rappresentazione (nel quale l’oggetto è semplicemente presente), il giudizio( l’oggetto è negato o affermato), il sentimento (l’oggetto è amato o odiato). Il concetto d’immanenza in tutte e tre queste modalità sta ad indicare che nell’atto intenzionale l’oggetto è presente in quanto appartiene all’atto stesso, senza di esso l’esperienza non sussisterebbe. Particolarmente importante per la formazione del primo Freud sarà questa asserzione di Brentano.

Il clima scientifico dell’Università di Vienna caratterizzato da un’impostazione marcatamente fisiologica ebbe su Freud un grande impatto. Il viaggio a Parigi e l’esperienza con Charcot alla Salpetriere costituirono un fattore scatenante per l’inizio da parte di Freud della revisione delle proprie idee. Oramai Freud era convinto che una serie di fenomeni di ordine patologico non fossero spiegabili con l’unico ausilio della neurofisiologia.


Fonti: Il giovane Freud. Sigmund Freud e la scuola di Vienna. Enzo Funari.

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By altrimondi

S.Aboudan PhD in Psicofisiologia del sonno Università degli Studi di Firenze

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