Principali Metodologie di Ricerca sul Sonno: Oggettive e Soggettive

Principali Metodologie di Ricerca sul Sonno: Oggettive e Soggettive

Il sonno rappresenta una delle funzioni fondamentali per il benessere fisico e mentale dell’essere umano. La ricerca in questo ambito ha permesso di esplorare e comprendere meglio i processi fisiologici, psicologici e comportamentali che lo regolano. Le metodologie di ricerca sul sonno si suddividono principalmente in due categorie: metodi di ricerca oggettivi e metodi soggettivi, con esempi come il Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI) e il Morningness-Eveningness Questionnaire (MEQ). Ogni approccio ha vantaggi specifici e può essere utilizzato in diversi contesti, dalla ricerca clinica alla valutazione quotidiana del sonno nei singoli individui. In questo contesto, è cruciale comprendere la distinzione tra i metodi oggettivi e soggettivi, poiché ciascuno di essi fornisce informazioni complementari sulla qualità e la durata del sonno.

Metodi di ricerca oggettivi sul sonno

Laboratorio del Sonno
Laboratorio del Sonno. Un’immagine di un laboratorio del sonno, dove i pazienti vengono monitorati durante il sonno per diagnosticare potenziali disturbi. Il dispositivo poligrafico registra vari segnali fisiologici, come l’attività cerebrale, la respirazione e la frequenza cardiaca. Le informazioni raccolte aiutano i medici a comprendere meglio il sonno del paziente e identificare eventuali anomalie che potrebbero causare sonnolenza diurna, fatica o altri problemi di salute. by Joint Base Lewis McChord

I metodi oggettivi forniscono dati misurabili e scientificamente verificabili grazie all’uso di tecnologie avanzate. Questi metodi, permettono di ottenere un quadro preciso delle caratteristiche fisiologiche del sonno. In questa categoria troviamo:

  • Osservazione comportamentale: consiste nell’annotazione sistematica dei comportamenti relativi al sonno e alla veglia, seguendo una griglia temporale prefissata. Questo metodo offre vantaggi quali semplicità, economicità, non invasività e affidabilità, purché venga applicato da osservatori addestrati.
  • La registrazione poligrafica: attraverso l’uso di tecniche come l’elettroencefalografia (EEG), l’elettrooculografia (EOG) e l’elettromiografia (EMG), viene registrata l’attività elettrica cerebrale, la motilità oculare, l’attività muscolare, cardiaca e respiratoria. Questa tecnica è utilizzata principalmente in studi clinici o sperimentali per la valutazione dettagliata delle diverse fasi del sonno.
  • La registrazione actigrafica un actigrafo, indossato come un orologio da polso o alla caviglia, registra i movimenti del soggetto. I dati raccolti consentono di distinguere tra periodi di veglia e riposo, fornendo una valutazione a lungo termine dei cicli sonno-veglia.
Actigrafo: Questo piccolo dispositivo, simile a un orologio, viene indossato al polso per registrare i movimenti corporei durante il sonno. I dati raccolti vengono poi analizzati per fornire un quadro completo delle abitudini di sonno di un individuo.

Actigrafo: Questo piccolo dispositivo, simile a un orologio, viene indossato al polso per registrare i movimenti corporei durante il sonno. I dati raccolti vengono poi analizzati per fornire un quadro completo delle abitudini di sonno di un individuo.

Metodi di ricerca soggettivi sul sonno

I metodi soggettivi si basano invece sulle percezioni e valutazioni personali dei soggetti coinvolti. Sebbene questi approcci possano presentare limitazioni legate alla soggettività delle risposte, sono utili per raccogliere informazioni sul sonno che vanno oltre ciò che i soli dati fisiologici possono rivelare.

Le tecniche soggettive generalmente consistono in schede pre-impostate con suggerimenti nella compilazione, che richiedono una minima collaborazione e permettono di esprimere, un profilo circadiano del sonno per un periodo variabile (anche una settimana), comprensivo dei risvegli notturni e dei sonnellini diurni. Ad esempio, Maury, utilizzò il metodo soggettivo per studiare i propri sogni. In particolare, il suo metodo era basato sull’utilizzo del diario del sogno, in quanto, egli era interessato a cogliere il sogno sul nascere.

  • Interviste: un metodo diretto per raccogliere informazioni dettagliate attraverso domande aperte, spesso utilizzato per indagare i problemi di sonno o i disturbi nei pazienti.
  • Diari del sonno: i soggetti tengono un registro giornaliero delle loro abitudini di sonno, annotando gli orari di addormentamento, risveglio, interruzioni notturne e eventuali sonnellini diurni. Questi dati aiutano a tracciare un profilo circadiano del sonno e a identificare eventuali anomalie o schemi ricorrenti.
  • Questionari: uno strumento molto utilizzato nella valutazione soggettiva del sonno è rappresentato dai questionari strutturati, come il Pittsburgh Sleep Quality Index (PSQI), che valuta la qualità del sonno su un periodo di tempo, e il Morningness-Eveningness Questionnaire (MEQ), che indaga le preferenze individuali riguardo al ritmo circadiano (se il soggetto è “mattiniero” o “serale”). Questi strumenti forniscono una misura globale della qualità e quantità di sonno, considerando anche fattori come i risvegli notturni e la durata del sonno.
  • Scala Visuoanalogica:questo strumento comunemente utilizzato nella ricerca sul sonno per valutare in modo soggettivo il livello di sonnolenza percepito da un individuo. Introdotta da Monk et al. nel 1987, la VAS offre un metodo semplice ed efficace per quantificare una variabile soggettiva come la sonnolenza, rendendola così comparabile tra diversi individui e in diversi momenti.

Il questionario ed il diario raccolgono informazioni sul sonno “a posteriori”, cioè una volta che questo è finito. Nel caso del diario sul sonno immediatamente precedente il risveglio, mentre nel caso del questionario su periodi più lunghi e/o con domande specifiche.

In tutti i casi è il soggetto stesso che informa sul proprio sonno e quindi ogni informazione dipende anche dalla capacità del soggetto di percepire e valutare le caratteristiche del proprio sonno.

Vi sono alcune eccezioni riguardanti la fonte della valutazione rappresentate soprattutto dalle indagini sullo sviluppo, in cui sono le madri o i genitori a fornire le informazioni, o in alcuni casi patologici in cui è il personale sanitario ad essere implicato nella valutazione del sonno dei pazienti.

Analisi Quantitativa e Qualitativa

L’analisi degli stati di attivazione, vigilanza e coscienza può essere affrontata attraverso approcci quantitativi e qualitativi, ciascuno dei quali offre contributi distinti ma complementari. Mentre il primo si basa su misurazioni oggettive e numeriche, il secondo si concentra sull’osservazione descrittiva e interpretativa dei comportamenti.

L’analisi quantitativa si distingue per l’impiego di strumenti e scale standardizzate che consentono di attribuire valori numerici agli stati del soggetto. Ad esempio, il livello di vigilanza (o arousal) viene spesso valutato attraverso misurazioni come l’elettroencefalogramma (EEG), che registra l’attività elettrica del cervello e distingue tra stati come veglia, sonnolenza o sonno profondo. Anche la frequenza cardiaca e la conduttanza cutanea sono utilizzate per indicare l’attivazione fisiologica: un aumento di questi parametri segnala una maggiore attività del sistema nervoso simpatico.

Un altro strumento è la Scala di Coma di Glasgow (GCS), fondamentale in ambito neurologico per valutare il livello di coscienza nei pazienti con lesioni cerebrali. La GCS assegna un punteggio basato sulla capacità di rispondere a stimoli oculari, verbali e motori, offrendo un indice sintetico ma preciso della condizione del paziente. Inoltre, in ambiti legati alla sonnolenza, scale come la Stanford Sleepiness Scale o la Epworth Sleepiness Scale sono largamente adottate per quantificare questo stato in modo soggettivo ma rigoroso.

L’analisi qualitativa, d’altro canto, si concentra sull’osservazione diretta dei comportamenti, un approccio particolarmente utile in contesti in cui gli strumenti quantitativi non sono disponibili o quando si vuole ottenere una comprensione più ricca e contestualizzata dello stato del soggetto. In questo ambito, lo studio degli stati comportamentali ha giocato un ruolo cruciale, specialmente per la valutazione di neonati e bambini piccoli. Prechtl e O’Brien, ad esempio, hanno identificato una serie di stati comportamentali, come il sonno ortodosso (NREM), caratterizzato da un respiro regolare e l’assenza di movimenti, o la veglia attiva, in cui si osservano occhi aperti, pianto e intensa attività motoria.

Anche l’osservazione dei dati poligrafici, come EEG, EMG ed ECG, raccolti in condizioni di base, fornisce importanti indicazioni sull’organizzazione dello stato di vigilanza e sui ritmi sonno-veglia.

Oltre agli stati comportamentali tradizionali, altri indicatori osservabili, come le risposte agli stimoli, le espressioni facciali e i movimenti oculari, contribuiscono a delineare un quadro più dettagliato della coscienza e dell’attenzione del soggetto.

L’integrazione di approcci quantitativi e qualitativi risulta quindi fondamentale per una comprensione completa degli stati di attivazione e coscienza, specialmente in ambito clinico e neuroscientifico. Questo duplice approccio consente non solo di misurare con precisione tali stati, ma anche di contestualizzarli e interpretarli in relazione al comportamento del soggetto e al suo ambiente.

Conclusione

La ricerca sul sonno, con la sua combinazione di metodi oggettivi e soggettivi, rappresenta un esempio paradigmatico di come approcci diversi possano convergere per ampliare la conoscenza scientifica. Mentre le tecniche oggettive forniscono una base solida e misurabile per analizzare le caratteristiche fisiologiche del sonno, i metodi soggettivi offrono uno sguardo unico sulle esperienze individuali e sulle percezioni personali. L’integrazione di approcci quantitativi e qualitativi consente non solo di misurare gli stati di attivazione e coscienza, ma anche di contestualizzarli nel comportamento e nell’ambiente del soggetto. In ambito clinico e neuroscientifico, questa duplice prospettiva si rivela fondamentale per diagnosticare e trattare i disturbi del sonno, oltre che per arricchire la nostra comprensione della mente umana.

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Pubblicato da altrimondi

S.Aboudan PhD in Psicofisiologia del sonno Università degli Studi di Firenze

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