Le analisi della distribuzione dell’attività lenta e del sonno REM suggeriscono una relazione tra durata del sonno e sviluppo del sistema nervoso. In particolare, il sonno REM sembra svolgere diverse funzioni, tra cui la stimolazione corticale per la maturazione cerebrale e il consolidamento della memoria.
Lo sviluppo del sonno secondo il modello di Borbely: analisi della distribuzione dell’attività lenta
Nel contesto della regolazione del sonno secondo il modello di Borbely (1982), le analisi della distribuzione dell’attività lenta (SWA) indicano che un processo simile al processo S è presente già nei bambini di età compresa tra le 9 settimane e i 12 mesi. Questo è evidenziato dal fatto che la SWA è più prominente nella fase iniziale del sonno e diminuisce progressivamente durante la notte (Fagioli e Salzarulo, 1998).
Inoltre, si osserva una correlazione tra la durata della veglia e la SWA: più lunga è la veglia, più elevata è la sincronizzazione dell’EEG all’inizio del sonno NREM (Fagioli e Salzarulo, 1998). Questo suggerisce che nelle prime fasi dello sviluppo, l’accumulo e lo smaltimento del processo S avvengono in modo più rapido, rallentando con l’avanzare dell’età, mentre la capacità di sopportare una maggiore pressione del processo S aumenta con lo sviluppo. Inoltre, la fluttuazione del processo C è meno marcata nei primi stadi della vita rispetto all’età adulta (come osservato nel ritmo della temperatura corporea).
Durata del sonno nel corso dello sviluppo: alcuni ipotesi funzionali
Come sottolineato in precedenza, nei primi mesi di vita, i bambini mostrano la necessità di dormire più frequentemente e per periodi complessivamente più lunghi rispetto agli adulti, suggerendo che il sonno possa rispondere a un elevato bisogno dell’organismo (Webb, 1992).
L’assimetria tra sonno e veglia potrebbe derivare dall’immaturità delle strutture corticali responsabili della regolazione del ritmo sonno-veglia. Queste strutture, potrebbero non essere in grado di mantenere stati di veglia e sonno per periodi prolungati. Inoltre, come vedremo a breve, è stato osservato che anche fattori ambientali come le figure parentali e il contesto culturale possono influenzare lo sviluppo del ritmo sonno-veglia.
Anche la durata del sonno REM, o sonno attivo, nei neonati è maggiore rispetto agli adulti, rappresentando circa la metà (40-50%) del sonno totale. Questa percentuale aumenta al 67% nei bambini nati un mese prima del termine e all’80% nei nati prematuri di circa due mesi.
La quantità di sonno REM sembra essere correlata alla maturità del sistema nervoso. Specie definite “precoci”, come il bue, la pecora e la capra, che aprono gli occhi subito dopo la nascita e hanno i sistemi motori e sensoriali già funzionanti, presentano durate di sonno REM inferiori rispetto alle specie “altriziali”, come il ratto, il gatto, il coniglio, il cane e l’uomo. Queste ultime nascono con gli occhi chiusi e dipendono da una figura di accudimento (nurse); al momento della nascita, presentano una maggiore quantità di sonno REM.
Ipotesi funzionali del ruolo del sonno REM nel bambino
Per comprendere il ruolo funzionale del sonno REM nello sviluppo, sono state avanzate diverse ipotesi:
- L’Ipotesi Ontogenetica (Roffwarg) ,suggerisce che per uno sviluppo cerebrale adeguato, il cervello abbia bisogno di essere stimolato, e il sonno REM potrebbe fornire questa stimolazione corticale. Secondo questa ipotesi, la elevata quantità di REM nelle prime fasi dello sviluppo avrebbe lo scopo di favorire la maturazione cerebrale; con l’avanzare dell’età, questo bisogno e quindi il sonno REM diminuirebbero. In questo contesto, il sonno REM viene visto come una forma di stimolazione generata internamente.
- Secondo Jouvet (1986), il sonno REM consentirebbe la codifica genetica dei diversi comportamenti istintivi innati nell’animale. Durante il sonno REM, questi comportamenti e i loro codici sarebbero letti e verificati nel cervello. Se sono necessarie modifiche in risposta all’esperienza, sarebbero effettuate durante questo processo di lettura e verifica, seguito dalla registrazione opportuna.
- Infine, esistono teorie che considerano il sonno REM essenziale per i processi di consolidamento della memoria. Queste teorie mettono in relazione l’elevata presenza di sonno REM nelle prime fasi dello sviluppo con l’intenso bisogno di memorizzare caratteristico di questa fase, ricca di nuove esperienze e apprendimenti.