Da una concezione di divinizzazione del sonno che caratterizza le culture antiche e le tribù primitive,  il sogno nella società occidentale è , salvo alcune eccezioni,  considerato scientificamente un mero processo organico inutile. In questo e nel successivo articolo, esploreremo seguendo un percorso storico l’evoluzione del fenomeno onirico a livello antropologico, filosofico e scientifico.


Significato del sogno nelle culture antiche

Culture antiche e tribù primitive

Originariamente nella cultura ellenica vi era la convinzione che un “Dio” utilizzasse il sogno per comunicare con il dormiente: in questo modo poteva inviargli consigli o trasmettergli i suoi voleri. Il sogno quindi può essere la fonte di verità superiori. Ad esempio, nelle società preistoriche e primitive, il rapporto con il mondo mistico è una caratteristica costante, e questo legame si realizza nel sogno. In queste società l’esperienza onirica è una modalità dell’uomo per confrontarsi con la realtà esterna. I sogni, infatti, sono comunicati al gruppo o al singolo per annunziare ciò che dovrà accedere o ciò che dovrà essere evitato. Il sogno è considerato non inferiore alla coscienza diurna, ma “rende sfumati tutti i contorni” (Van de Leeuw).

Nella cultura Egizia: il sogno rileverebbe agli umani le inquietudini del futuro e la magia che gli permetterebbe di liberarsene. In quest’epoca esistono anche delle speciali tecniche terapeutiche definite incubazione. Essa comprende una specifica procedura per permettere alle persone inflitte da problemi, generalmente di natura psichica, l’induzione di determinati sogni che libererebbero il paziente dalle sue preoccupazioni.

Anche nell’Antico Testamento, vi sono trascritti i sogni degli uomini prescelti dall’Altissimo: patriarchi, profeti, e tutti coloro che sono legati a Dio.

Riguardo alcune tribù, per gli Indiani d’America, il sogno è come un oracolo, annunciatore di disgrazie e padrone assoluto delle loro azioni e presso alcune tribù poteva assumere più valore della parola del capo.

Nella tribù Paez (indiani della Columbia meridionale), il sogno rileva agli sciamani il futuro e i segni di incantesimi nefasti.

Antica Grecia

Nell’antica grecia i sogni hanno legami con le potenze primordiali e tenebrose. Secondo Esiodo, sono figli della Notte, mentre per Euripide sono figli della Terra. In generale, per i Greci il sogno ha, una connotazione negativa, essendo collocati nel mondo della non vita. Nonostante tutto,  la concezione profetica dei sogni rimane accesa attraverso l’opera dei grandi pensatori (poemi omerici).

Per Ippocrate di Coo o Kos (Coo, 460 a.C. circa – Larissa, 377 a.C.) i sogni sono la visita che l’anima effettua nelle varie parti del corpo. L’anima quindi potrebbe scoprire lo stato morboso di un organo avvertendo la persona attraverso le immagini oniriche e per questo motivo sarebbero profetici a livello diagnostico.

Secondo questa concezione: gli uomini i cui sogni riproducono fedelmente la realtà sarebbero sani, mentre gli altri, i cui sogni presentano immagini alterate della realtà risulterebbero malati. Nel sogno, inoltre, può comparire anche la possibile terapia della patologia in corso, ad es. se nel sonno compaiono fame o sete, o altre sensazioni di carenza queste andranno soddisfatte una volta svegli.

Platone, invece, nelle sue indagini, afferma che è inpossibile tracciare un confine netto tra veglia e sonno perché  in entrambi i casi la nostra coscienza assume come reali le credenze e le immagini che si forma in  quel relativo momento:

“ci si domanda come rispondere a chi volesse sapere se al momento presente dormiamo o sogniamo tutto ciò che pensiamo oppure se questo è un dialogo reale che teniamo da perfettamente svegli… Sollevare una tale controversia non è affatto difficile, poiché la distinzione tra veglia e sonno è essa stessa controversa e, dato che è uguale il tempo da noi trascorso nel sonno e nella veglia, in entrambe le situazioni l’anima si sforza di sostenere che le sue credenze di allora sono ciò che vi è di più vero…” (Teeteto)

Aristotele, invece, mise in dubbio la concezione divinatoria del sogno.

Partendo dalla concezione demoniaca della natura, afferma che il sogno è opera demoniaca in quanto presente anche negli animali. Il sogno sarebbe causato “dal permanere durante il sonno di tracce della percezione dello stato di veglia”.

Il sogno che si rileva anticipatore di un evento futuro, è spiegabile col fatto che  l’inconscio del sognatore è costantemente rivolto a quell’evento e a tutti quei fatti da cui gli avvenimenti futuri si svilupperanno producendo desideri, preoccupazioni, etc.

Cultura araba

Averroè filosofo appartenente alla cultura araba, si concentrò sull’aspetto diagnostico del fenomeno sogno. Il filosofo arabo si riferisce ai “signa” che intervengono nei sogni rilevando particolari condizioni patologiche del dormiente. Ciò accadrebbe perché durante il sonno l’anima possiede una maggiore spiritualità non essendo dominata dal mondo materiale.

Medioevo

Nel Medioevo la concezione aristotelica del sogno che ne metteva in dubbio la fenomenologia mistica viene abbandonata durante la cultura latina e medioevale. In particolatre l’interpretazione del sogno è influenzato dalla concezione ciceroniana secondo cui esistono 3 tipi di sogni:

in tre modi, con gli impulsi degli dei, è prodotto il sognare dell’uomo: uno quando l’animo si volge per propria condizione al mondo degli dei, l’altro quando l’aria è piena di anime immortali in cui appare la verità; il terzo quando gli stessi colloquiano con i dormienti” (Cicerone)

Boezio di Dacia: richiama la necessità di un’analisi scientifica rigorosa del sogno. Egli si colloca nel vasto processo di recupero del pensiero aristotelico, ripudiando il carattere divinatorio del sogno. Egli opera una distinzione tra i sogni procurati attraverso “phantasmata” e quelli esistenti in virtù degli “idola”.
I primi riguardano le impressioni raccolte dai sensi durante il giorno, mentre i secondi sono invece frutto delle immagini create dalla passioni dell’anima e del corpo durante il sonno.

Artemidoro . Lo studioso di Daldi, non pretende di offrire una spiegazione universalmente valida dei sogni e più volte denuncia le difficoltà insite nel tentativo di una sistematizzazione unitaria della materia.
Anticipando l’interpretazione psicoanalitica di Freud; per Artemidoro il sogno è rivestito di un ruolo fondamentalmente profetico, non più inteso però come profezia inviata direttamente dagli dei, ma in senso più empirico legato alla cultura popolare.
Il significato del sogno, infatti, dipende dalla situazione empirica del sognatore, dalla sua professione, o a una sua particolare condizione fisica. L’interpretazione del sogno richiede un particolare tipo di simbolismo che deriva dalla mentalità popolare.

Umanesimo e Rinascimento

Nell’umanesimo, il sogno inizia a liberarsi dalla sua funzione di veicolo destinato a trasmettere presagi o messaggi divini ma è utilizzato come espediente per introdurre in campo letterario narrazione ricche di eventi fantastici (Francesco Colonna, Pietro Bembo) : questo processo prosegue durante il rinascimento in cui si assiste al tramonto delle interpretazioni esclusivamente sacre del sogno (che tuttavia permangono nell’interpretazione dei sogni) , inteso come momento privilegiato durante il quale Dio trasmette i propri messaggi, oppure, le potenze occulte stabiliscono arcani rapporti con il dormiente. In particolare si assiste al recupero dei classici (Aristotele, Platone) ma sotto un ottica diversa. I messaggi onirici non derivano più dalle divinità bensì sono dovuti da particolari stati di animo del dormiente.

L’influenza della magia nell’interpretazione onirica rimane però elevata tantoché era frequentissimo il ricorso all’interpretazione cabalistica del sogno.

 Cartesio (1596 –1650) riprende il noto tema relativo alla difficoltà di stabilire fra sonno e veglia confini chiaramente definibili:

“ ciò che accade in sogno non sembra così chiaro e così distinto come ciò che accade in veglia. Ma pensandoci sopra mi ricordo di essere stato spesso ingannato, quando dormivo, da semplici illusioni. E fermandomi su questo pensiero, vedo chiaramente che non vi sono indici concludenti né contrassegni abbastanza certi per poter distinguere nettamente la veglia dal sogno, al punto che ne sono stupito e il mio stupore è tale che è quasi capace di persuadermi che sto dormendo.”

 

Hobbes (1588 –1679) affronta l’interpretazione onirica secondo una impostazione eminentemente organicista, rifiutando ogni elemento religioso ( e in particolare ai messaggi divini)
Secondo il filosofo inglese, “
i sogni, come le altre immagini, sono stati prima, o nella totalità o in parte, nel senso”. L’immagine onirica passa dai sensi negli “organi interni, del corpo umano i quali per la connessione che hanno con il cervello e le altre facoltà sensoriali, quando sono agitati, si mettono ugualmente in moto e le immagini antecedentemente formatesi, appaiono come se l’individuo fosse sveglio”.
Hobbes riconosce i limiti della teoria organicista per fornire una spiegazione sufficientemente attendibile per tutti i sogni, e ammette l’esistenza di esperienze oniriche di natura psicologica (derivanti da pensieri angosciosi e da turbamenti della coscienza)

Secondo Leibniz (1646 –1716) la strutturazione dei contenuti onirici, , è influenzata dalle precedenti esperienze spesso dimenticate che riaffiorerebbero, anche in tempi differenti, durante il sonno.

… non vedo alcuna necessità che ci costringa ad assicurare che non rimanga alcuna traccia di una percezione, quando questa non ha lasciato in noi un segno così forte da farci ricordare di averla avuta”.

Leibniz anticipa la concezione sulla natura dell’inconscio, che sarà sviluppata nei secoli successivi.

è certo che in noi torna un’infinità di pensieri, che abbiamo dimenticato di avere avuti … “

Anche secondo Kant (1724  – 1804) l’esperienza onirica  non sarebbe portatrice di messaggi divini e perciò non avrebbe senso ricercarvi presagi o ammonimenti sul futuro.

… colui che vegliando, si immerge talmente nelle finzioni e chimere che la sempre feconda immaginazione partorisce, da far poca attenzione alle sensazioni che a lui ora importano più di tutto, vien detto a ragione, un sognatore vegliante. Giacchè basta soltanto che le sensazioni si rilascino ancor più nella loro forza, perché egli dorma e le precedenti chimere sian veri sogni”

XIX secolo

Nel XIX secolo  esistono due modi di concepire il sogno:

La prima concezione comprende le tesi sostenute secondo un’ottica positivista, da psicologi, fisiologici e neurologi  che ritengono il sogno una elaborazione di stimoli esogeni o endogeni .Questo filone di pensiero può essere riassunto dall’opinione di Binz secondo cui: “tutti i fatti ci inducono a considerare il sogno come un processo organico sempre inutile e spesso morboso”.

Il sogno era considerato come conseguenza di  un’elaborazione sensoriale (interna e/o esterna). Questa affermazione si basava sui risultati dei primi studi scientifici sul sogno, in cui era stato osservato che esso poteva essere attivato da uno stimolo sensoriale , ad esempio:

  • 1861 Scherner descrisse sogni di origine cenestetica (determinate da alterazioni vasomotorie o respiratorie), tattili, termiche e dolorifiche, con i contenuti onirici che includevano il tipo di stimolazione ricevuta.
  •  1878 Maury dimostrò l’effetto di determinate stimolazioni sensoriali sul contenuto onirico.
  •  1880 Wundt riconobbe che la maggior parte delle immagini emergenti dal sogno sarebbe derivata da impressioni sensoriali di lieve entità.

Meno numerosi, furono i rappresentanti della seconda corrente interessata all’interpretazione onirica rifiutando una semplice spiegazione meccanico-associazionista del sogno. Questa corrente, infatti, s’ispirò fondamentalmente  alle concezioni di Herbart e di Bergson.

Herbart considerava la vita mentale come una “battaglia di idee” rappresentate da “forze che lottano” per giungere alla coscienza.

In particolare il sogno è concepito come una serie di forze dinamiche (ricordi) che sono in lotta tra loro per emergere alla coscienza (Herbart). Per cui – secondo Bergson, tali ricordi non più repressi dagli interessi caratteristici della veglia, potendosi consapevolizzare, si renderebbero manifesti.

La formulazione di concetti quali “forze dinamiche, inconscio e repressione”, verrano approfondite ed elaborati successivamente nella teoria di Freud.

De Sanctis (1862 – 1935) quest’autore poco conosciuto, in verità, si è occupato molto dell’attività mentale durante il sogno. Il suo libro “I sogni” precede di un anno la pubblicazione dell’interpretazione dei sogni di Freud.

Quest’opera è considerato una delle migliori trattazioni scientifiche sulla fenomenologia onirica nella quale l’autore definisce le basi della psicofisiologia del sonno e del sogno. La sua bibliografia è costituita da ben 323 lavori in cui De Sanctis ha cercato di ricostruire la separazione tra il regno della veglia e quello del sogno. Egli tratta dei sogni dei bambini, dei fanciulli, degli adulti e degli anziani, degli isterici, paranoici, alcolizzati e delinquenti.

Secondo De Sanctis “Il sogno è il racconto più genuino di ciò che l’individuo è, di ciò che abitualmente pensa o desidera, di ciò cui più o meno coscientemente esso tende. La vita del sogno è una storia individuale”

S. Freud (1856 – 1939) vede il sogno come una regressione verso le più antiche pulsioni del sognatore: la sua interpretazione, infatti, costituisce “ la via regia per l’inconscio”. Nella sua opera l’interpretazione dei sogni (1900), il sogno appare determinato dalla tendenza dei desideri a realizzarsi in modo allucinatorio. Però, l’attività onirica, in quanto emotivamente molto coinvolgente, viene modificata da una specie di censura, che protegge il soggetto dormiente dal risveglio: “il sogno è il custode del sonno”.

Freud, distingue il contenuto manifesto, quello ricordato dal soggetto, dal contenuto latente, quello su cui opera la censura. I meccanismi di trasformazione a cui va incontro il sogno sono stati classificati dall’autore in: condensazione (condensare diversi significati in una sola immagine e ciò contribuisce a conferire al sogno quei caratteri di estraneità e bizzarria), spostamento (spostare esperienze emotivamente ricche su elementi secondari del sogno), simbolizzazione (usare oggetti che stanno al posto di altri), drammatizzazione (che conferisce una certa coerenza nell’alternarsi dei personaggi e della storia del sonno) e l’identificazione (attraverso il quale è possibile raffigurare l’Io in modi diversi attraverso l’identificazione con altre persone).

In particolare i sogni sarebbero realizzazioni di desideri rappresentati attraverso la via regressiva.

Freud infatti rappresenta l’apparato psichico come dotato di una estremità sensoria e di una motoria; i processi psichici generalmente si svolgerebbero in una direzione a senso unico, dall’estremità percettiva a quella motoria.

Nell’esperienza onirica il nesso tra queste due estremità s’interrompe o rimane sottilissimo, per cui il sognatore è in grado di soddisfare i propri desideri senza la mediazione motoria, in maniera immediata, senza gli ostacoli che nella realtà si oppongono al loro esaudimento.

Questa modalità di soddisfacimento dei desideri è un aspetto primitivo della modalità di funzionamento psichico, modalità che è abbandonata successivamente per la sua inefficacia.

Nella prima infanzia, quando la soddisfazione dei bisogni dipende interamente dagli altri, la rappresentazione di un desiderio diventa allucinazione: all’insorgere di un determinato bisogno e in assenza dell’oggetto gratificante, viene prodotta la rappresentazione allucinatoria di una precedente gratificazione. Tuttavia, il bisogno non può essere ancora soddisfatto; diventa pertanto necessario inibire la regressione e deviare l’eccitazione su un oggetto reale, raggiungibile mediante il movimento e la modificazione attiva del mondo esterno.

 “Lo stato di riposo psichico è stato in origine turbato dalle imperiose esigenze dei bisogni interni. In questo caso il pensiero (il desiderato) è stato semplicemente realizzato allucinatoriamente, così come ancor oggi accade ogni notte con i nostri pensieri onirici. Solo la mancanza dell’atteso appagamento, la disillusione, ha avuto per conseguenza l’abbandono di questo tentativo di appagamento per via allucinatoria. L’apparato psichico ha dovuto risolversi a rappresentarsi, anziché le proprie, le condizioni reali del mondo esterno e a sforzarsi di modificare la realtà. Con ciò si è instaurato un nuovo principio dell’attività psichica: non venne rappresentato quanto era piacevole, ma ciò che era reale anche se doveva risultare spiacevole.”

Secondo Freud, infatti, il sogno è “la via regia” dell’inconscio”: Attraverso il sogno si potrebbe perciò comprendere questo antico sistema di funzionamento psichico, una rianimazione dell’infanzia delle spinte pulsionali allora dominanti e nei modi espressivi allora disponibili.

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By altrimondi

S.Aboudan PhD in Psicofisiologia del sonno Università degli Studi di Firenze

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